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Mater, il commovente racconto di Luisa

Era da tempo che volevo scrivere due parole per commentare questo bellissimo video di Eva Barca intitolato Mater e vincitore del “Premio Lucia Mastrodomenico“.

E’ stato pubblicato nel mese di Marzo sulla pagina Facebook del “Liceo Di Giacomo” e proprio come alunna del liceo Eva ha partecipato e vinto il concorso. Il video si apre con una donna anziana seduta al pianoforte che suona “O’ sole mio”. Si tratta di Luisa Paparo, classe 1928, nostra concittadina, con un passato da insegnante. Intere generazioni di giovanissimi studenti  degli anni 80/90 si sono formate grazie alle sue lezioni fra i banchi della Enrico Toti. Allora la scuola di via Regina Margherita ospitava le classi elementari. Un unico insegnate ti seguiva e guidava per ben cinque anni, diventando un riferimento imprescindibile. Erano gli anni di Mario Russo,impegnato col Sindaco Raffaele Capasso nell’impresa di rendere San Sebastiano al pari delle cittadine svizzere, del Professor Fede, purtroppo  scomparso di recente.

Se mi ci fermo a pensare ricordo ancora le aule, con le ampie finestre che davano sulla pineta retrostante.  La bidella che ci accoglieva ogni mattina. La posizione dei bagni. Le feste in maschera a carnevale. La foto di Natale sotto l’albero addobbato per l’occasione. Sono passati più di trent’anni, ci sono cose accadute di recente che già la mia memoria ha cancellato, eppure quelle immagini restano.

Erano anche anni in cui un insegnante sapeva tutto di te. Non era solo un riferimento scolastico, ma di vita. E proprio come i buoni maestri di vita, la maestra Paparo,  era ovunque e ci seguiva sempre, anche se non eravamo più suoi studenti. La incontravamo spessissimo nelle continue uscite pomeridiane, quando, nonostante i 10/11 anni, eravamo liberi di stare per strada. Tanto c’era un intero paese a controllarci ed era impossibile sfuggire agli occhi dei grandi. Insieme a Fabio Camboni, Luigi De Simone (cito loro in particolare cogliendo l’occasione per ricordarli, perchè purtroppo non ci sono più. Scomparsi prematuramente per le beffe di una vita bellissima ma spesso ingiusta) andavamo a giocare a pallone sul Belvedere nei pomeriggi d’estate. In prossimità di Natale era invece un continuo entrare ed uscire da Concettina.  Le “botticelle” erano la nostra passione e proprio non se ne poteva fare a meno. Per non parlare del Carnevale. Senza bombolette spray non era festa. Guai se la Maestra ci beccava a fare casini. Partivano subito i rimproveri  e peggio ancora se informava i nostri genitori. Erano “mazzate”.

Insomma mai avrei immaginato che quella donna tanto autoritaria quanto buona, avesse alle spalle un passato così difficile. Lo scoppio della guerra, i primi bombardamenti. La difficoltà di capire ciò che davvero stava accadendo, che i fuochi non erano per la festa di Sant’Antonio.  Poi la fuga, da Cercola ad Acquaviva di Isernia, in Molise. Il ricordo di zia Argomina ed il sogno americano del marito. La crudeltà della guerra e dei tedeschi che prendevano i giovani e li portavano via, nessuno sapeva dove e molti non fecero mai più ritorno. L’astuzia delle donne del paese che con le loro ampie gonne pieghettate riuscirono a fregarli salvando il nipote di zia Argomina da un crudele destino.  La paura della mamma che mai lasciava sole le sue figlie. Poi l’arrivo degli americani. La nuova fuga verso la montagna, in una stalla, in attesa che ritornasse la calma. Il proiettile che sfiorò il capo. Infine la volontà di ritornare a Napoli. 12 giorni con un carro merci per raggiungere la stazione di San Giovanni a Teduccio. Un momento, in realtà più di uno, bellissimo di commozione e di gioia. Non aggiungo altro.

Guardatelo se vi va, anche più volte. Fermatevi a pensarci su. Troverete un mondo anni luce lontano dal nostro. Per fortuna la guerra è un ricordo che non ci appartiene. Ma più che soffermarvi sulle crudeltà di quei giorni, vorrei poneste anche voi  l’attenzione sulla profonda dignità e sui valori che emergono dal racconto di Luisa dal quale abbiamo tutti molto da imparare. Grazie Maestra Paparo per i giorni passati e per la condivisione di questo personale ricordo. Per l’impegno nel continuare ad insegnare, ad aprire i nostri occhi e le nostre menti. Grazie Eva.

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