La presenza del Vesuvio, emblema e simbolo del territorio campano, comporta inevitabilmente un rischio per l’ampia area, densamente popolata, da esso sottesa. Il nostro vulcano, venerato fin dall’antichità per i minerali rilasciati nel suolo, che rendono fertili le terre ed uniche le colture ospitate alle sue pendici, è uno dei più pericolosi al mondo. Non c’è altro da fare che prenderne atto, sostituendo al fatalismo la consapevolezza che la convivenza è possibile, ma richiede coscienza e preparazione.
Nel mese di dicembre si è finalmente usciti dal torpore dilagante, almeno per quel che ci riguarda, grazie alla presentazione del Piano di Emergenza Comunale (PEC) ad opera del geologo e vulcanologo Giuseppe Rolandi, coordinatore scientifico del progetto. Tale piano evidenzia le vulnerabilità del nostro territorio, non limitate alla sola presenza del Vesuvio, ma accresciute dal possibile rischio idrogeologico, di incendi e di gelate. Quattro tematiche complesse la cui trattazione e prevenzione richiede inevitabilmente un’istituzione di Protezione Civile ben addestrata e presente sul territorio, ed un Centro Operativo Comunale (COC) in grado, con i suoi quotidiani bollettini, di allertarla all’occorrenza.
Oggi, sulle pagine del quotidiano Il Mattino, è stato pubblicato un articolo a cura di Franco Mancusi, già autore di precedenti lavori sul tema dei piani di sicurezza ed evacuazione. Mancusi rilancia, in un certo senso, le problematiche della programmazione territoriale, della necessità di un corpo di Protezione Civile moderno e preparato, in grado di interagire sinergicamente con la cittadinanza, attraverso un’intervista a Nello di Nardo, neo consigliere del presidente De Luca per ciò che riguarda proprio la Protezione Civile campana. “Senza far polemica con le passate gestioni – dichiara Di Nardo -, dobbiamo impegnarci al massimo per recuperare il tempo perduto e ammodernare adeguatamente la complessa macchina della Protezione Civile. Cominceremo dalle esercitazioni pratiche intercomunali nelle zone vulcaniche a rischio, dopo oltre dieci anni di paralisi”.
I piani di sicurezza sembrano così pronti per essere calati sulle singole realtà che descrivono. Superata la teoria, spetta ora alla pratica: le prove di evacuazione partiranno la prossima primavera e dovrebbero coinvolgere, fra Vesuvio e Campi Flegrei, altre un milione di cittadini.
Nessun allarme ovviamente, il Vesuvio, monitorato con continuità dalle sonde dell’Osservatorio Vesuviano, non dà alcun segno di preoccupazione. Gli articoli spesso circolanti sul web ed inneggianti ad una imminente catastrofe, sono solo il prodotto di un marketing spregiudicato in cerca di click. Certo occorre prepararsi ed inevitabilmente, l’allargamento della zona rossa, richiede delle nuove strategie operative. “Il programma di prevenzione è imponente – continua Di Nardo nell’intervista al Mattino -, stiamo lavorando al potenziamento della rete stradale di uscita, all’adeguamento dei porti e delle ferrovie, soprattutto alla riorganizzazione del volontariato, che costituisce il nerbo di un moderno sistema di Protezione Civile, e delle strutture comunali. Molte amministrazioni locali sono ferme al palo, insensibili ai richiami della Protezione civile e della comunità scientifica.” Occorre inoltre lavorare affinché gli interventi non restino solo sulla carta, ma vengano correttamente attuati, aumentando la percezione di controllo e sicurezza del territorio per ora quasi del tutto assente.