Non facciamoci infinocchiare con droni, telecamere ed esercito, chiediamo politiche economiche serie che permettano, a chi vuole realmente uscire dal sommerso, di farlo e punire chi in maniera recidiva e dolosa vi permane. Questa è la semplice ma impopolare soluzione al problema della Terra dei fuochi.
Sinceramente non sappiamo più cosa dire sull’argomento, se non riportare la cronaca degli avvenimenti. Pensiamo ormai di aver detto tutto, dopo i circa 10 anni fatti de denunce alla procura di Napoli e a mezzo stampa su questo giornale, abbiamo le idee fin troppo chiare su quello che c’è stato e che c’è ancora nella nostra Terra dei fuochi vesuviana, e il perché questa esista ancora, nonostante le parole vane di chi ci amministra e che vive solo dell’immagine di se stesso. Ci cascano le braccia davanti all’ipocrisia di chi fa l’ambientalista da salotto, esclusivamente dietro il pc, senza sporcarsi le mani e senza verificare la realtà per la quale pretenderebbe di avere voce in capitolo.
A noi invece, comuni mortali, spetta l’onere più che l’onore (visto che questo se lo prendono i politici e gli ambientalisti di convenienza) di riportare i fatti e di fare cronaca.
Stamattina, avvertiti dal fumo e da una telefonata, scopriamo che il fuoco doloso di ieri sera era tutt’altro che estinto ed infatti lo ritroviamo ancora acceso in via Castelluccio ma con l’amara sorpresa di un nuovo e più grande focolaio nell’ormai celeberrima Cava Fiengo.
Risaliamo il versante occidentale della cava, da quasi un anno posta sotto sequestro, e scopriamo che il vento sta allargando i margini dell’incendio in maniera spaventosa, bruciando sterpaglie e rifiuti. Avvertiamo subito i Vigili del Fuoco che stavolta rispondono subito, registrano i dati e ci assicurano il pronto intervento. Nel frattempo arriva un’auto dei Carabinieri Forestali, quelli del CTA di stanza a San Sebastiano, mi chiedono le generalità e scendiamo più a valle per evitare il fumo asfissiante. Nel frattempo sale il camion dei VV.F
Il vento purtroppo ha portato in alto le fiamme, verso i locali e il maneggio presso il “Capriccio” là dove sono stati evacuati gli animali. Alcuni coltivatori hanno subito dei danni alle colture, altri se la sono cavata per la loro tempestività o per pura fortuna. I vigili ne hanno avuto fino alle 17.00, quando il fuoco sembrava essere domato ma, mentre scrivo, il fumo, spinto dal vento, entra in casa e questo mi fa capire che la mattinata sarà ancora di passione.