A distanza di più di un mese dalle primarie del PD facciamo il punto della situazione per meglio capire come evolvono le dinamiche per elettorali. Ci sono importanti novità rispetto al precedente articolo in cui ci interrogavamo su quale futuro potesse avere la nostra cittadina. I nodi ora vengono al pettine e l’ansia del 5 giugno comincia a farsi sentire generando nuove tensioni: ci sono le liste da completare e depositare, equilibri in molti casi ancora da raggiungere.
I democratici escono dalle primarie completamente sfaldati. Salvatore Sannino, nonostante il successo conseguito evidentemente non convince e genera molti malumori fra la parte giovane del partito. Messe a tacere le polemiche di brogli avanzate da Gennaro Manzo, c’è da gestire la “delazione” interna. Forti delle preferenze accumulate da Giuseppe Panico e Gianluca Sannino, i giovani democratici non ci stanno al ruolo di semplici spettatori cui la dirigenza vorrebbe destinarli e fanno con forza sentire la propria voce lì dove le porte sono sbarrate ed i giochi fatti. L’eco raggiunge anche la rete e rimbomba sul FB. In un comunicato che ben evidenzia l’esistenza di una nuova anima interna al PD, l’ex consigliere G. Sannino denuncia l’esclusione dal Coordinamento del partito dei giovani democratici. Fatti gravi al punto da indurre le dimissioni dell’ex segretario ed attuale membro del coordinamento dei democtat, Dario Scopino.
Un partito che mette il bavaglio ai giovani e li tiene ai margini delle proprie azioni, nonostante i numeri, le proposte e le energie innovatrici, non ha futuro se mai abbia un presente. Salvatore Sannino non può certo sedersi sugli allori pregustando l’idea di una nuova poltrona. Non in questo momento in cui la parte più giovane del partito rischia di compromettere il suo progetto elettorale. Al tal punto sarebbe la divisione che in molti parlano della possibilità che S. Sannino concorra con una propria lista civica indipendente dal PD.
Gennaro Manzo con l’inaugurazione della nuova sede di via Plinio, si prepara a sbaragliare tutto e tutti. A leggere i suoi comunicati ed i suoi manifesti avrebbe la vittoria in pugno. Coadiuvato da Antonio Muccio il leader de “Il Popolo di San Sebastiano” non fa sconti a nessuno in particolare ai volti noti del PD con i quali continua la sua dura opposizione anche fuori dall’aula consiliare. Sue le denunce di brogli elettorali all’indomani delle primarie dei democratici e le tante accuse di irresponsabilità volte ai membri della vecchia maggioranza. Annuncia con un manifesto i punti salienti di un programma piuttosto demagogico, in cui si promettono condoni, diritti di superficie e recupero degli immobili comunali, e non risparmia le polemiche nel classico botta e risposta a suon di 70×100. Spera così di catalizzare i voti di protesta di coloro che, sconfortanti dall’inefficienza delle precedenti amministrazioni e privi di qualsivoglia interesse di sorta, hanno preferito nel 2011 astenersi; al tempo stesso spera, sulla base del lavoro svolto in questi anni di denunce, di sottrarre elettorato al PD. Si definisce il sindaco del cambiamento, di un rinascimento che San Sebastiano attende da anni e che ormai, nel complessivo degrado territoriale raggiunto, più che una speranza, appare una necessità. Sbaglia però strategia Manzo, la sua comunicazione stanca e preoccupa: distrugge vecchi miti ed evidenzia inefficienze ed abusi, ma appare poco costruttiva e troppo improntata su di un astio personale contro i membri della vecchia maggioranza. Inoltre quella del leader forte è un’immagine che non sta in piedi. Per raggiungere obiettivi concreti e duraturi è necessario poter contare su di una squadra forte ed affiatata. Ma questa squadra non si è ancora vista ed un intero “popolo di San Sebastiano” appare ridotto al semplice binomio, Manzo-Muccio. Speriamo che quanto prima venga fuori una rosa di nomi adeguata e che lavorino insieme con sinergia e vigore.
Pescano nel bacino dei voti di protesta anche i membri del meetup di San Sebastiano, probabili 5 stelle. Dopo le dimissioni per motivi personali di Armando Madeo, a guidare il gruppo è Daniela Di Fiore, futura frontwoman. Hanno peccato di frettolosità nella scelta del candidato, già annunciato nel mese di gennaio, e di una certa giustificata inesperienza, ma adesso correggono il tiro mirando nella giusta direzione. Puntano sul rinnovamento cittadino, sulla rinascita dei plessi scolastici e soprattutto sulla necessità di stravolgere i canoni della vecchia politica dando spazio ai giovani. Anche a quelli tanto bistrattati dalla compagine democratica, qualora lo volessero.
Last but not least un nuovo schieramento costituito da alcuni volti noti della politica locale e dell’associazionismo. In una compagine eterogenea, in cui convergono posizioni e personalità molto diverse, trovano spazio il Dott. Leonardo Montanaro, l’ex assessore Adrea Addeo, Vincenzo Capasso e l’ex consigliere d’opposizione del PDL, Giuseppe Ricci. Puntano sulle proposte programmatiche per restituire a San Sebastiano il decoro ed il prestigio di un tempo, quello in cui la cittadina alle pendici del Vesuvio era conosciuta per la qualità dei servizi che offriva ai suoi abitanti, per la bellezza dei viali fioriti, la salubrità dell’area e la bontà delle colture.
Con molta probabilità resterà fuori dai giochi la lista di “Rifondazione Comunista” che ha in Natale De Bernardini, ex consigliere comunale d’opposizione, il suo leader. De Bernardini, non solo non sembra interessato a presentare una propria rosa di nomi, ma anche a non aggregarsi a nessuno dei gruppi menzionati.
Ad onor di cronaca c’è anche un probabile quinto attore, ma in merito le informazioni sono centellinate. Sembra infatti che ci sia in programmazione una nuova lista che richiami nel nome il vecchio appellativo di San Sebastiano al Vesuvio, Arignano. In tale lista dovrebbero confluire alcuni vecchi oppositori del’ex Sindaco Capasso e personalità fino a poco fa coinvolte nel progetto della “Comunità di San Sebastiano”. Probabile che alla fine si uniscano al gruppo di Montanaro e friends e che in tale lista trovino collocazione anche i giovani traditi dal PD, in particolare alcune voci parlano di Gianluca Sannino.
Volendo sintetizzare ed a meno di sorprese dell’ultimora, sono dunque quattro/cinque gli schieramenti che si presenteranno il prossimo 5 giugno al giudizio degli elettori. Comunque vada l’impressione è che manchi la spinta innovatrice di cui il paese ha bisogno. Anche la polemica interna al PD appare in tale ottica sterile ed irrispettosa dell’esito delle primarie cui i cittadini sono stati chiamati per la scelta del candidato. I giovani, se avessero voluto, avevano fin dal principio la possibilità di creare una propria credibile alternativa. L’ennesima occasione persa?