Autore Immagini e Testo | Ciro Teodonno |
Nome Sentiero | La Valle Dell’Inferno |
Numero Sentiero | 1 |
Colore Identificativo | Giallo |
Distanza | 14,2 km |
Dislivello | 500 m |
Tempo di percorrenza medio | 7h 30m |
Difficoltà | Media/E-CAI |
Traccia KML | Download |
Niente paura! Non mi sto prendendo gioco di voi, in realtà, questo, come molti altri sentieri vesuviani, può essere gestito in base alle vostre necessità podistiche e ridotto qualora se ne presentasse la necessità. Il dislivello poi non è elevato, solo 500 m. Il sentiero numero uno dell’Ente Parco attraversa, in buona parte, la Valle dell’Inferno, che, nonostante il poco invitante nome, risulterà, soprattutto in primavera, essere tutt’altro che infernale e di piacevole percorrenza.
Le raccomandazioni, in questo caso, come lo sarà per gli altri percorsi, sono in linea di massima sempre le stesse per chi vollesse avvicinarsi all’escursionismo: calzature adatte alla montagna, bastoncini per l’equilibrio e la fatica, tanta acqua e una buona dose di prudenza, che non è mai troppa. Non bisogna essere dei rambo per divertirsi in natura e l’entusiasmo di entrare in contatto col nostro Vulcano basterà a sopperire alla stanchezza e all’inesperienza. Nell’immagine in alto il tracciato registrato su una mappa IGM (1:25.000).
L’accesso ufficiale al sentiero è quello da Ottaviano ma non mancano comunicazioni con il resto della sentieristica vesuviana. Raggiunta la cittadina, sede dell’Ente Parco, attraverso la statale 268, si arriva facilmente, seguendo la strada principale e le indicazioni “Valle delle Delizie”, all’ingresso del sentiero a quota 500 m.s.l.m. Nella foto quel che resta della cartellonistica ufficiale all’imboccatura del sentiero sterrato
Dallo spiazzo, prospiciente un ristorante e un piccolo bar (ormai chiuso e vandalizzato), si supera una sbarra di metallo rossa e dopo dieci fastidiosi tornanti di strada asfaltata, vestigia dei nefasti interessi sulla zona, si arriva finalmente al sentiero vero e proprio. Nella foto la fine della carrozzabile in misto cemento/asfalto
La profumata pineta sfuma, man mano che si sale, in un bosco di lecci e castagni, ma non mancano gli ontani e le onnipresenti robinie (Robinia Pseudoacacia). La passeggiata, assai piacevole, ci condurrà, dopo circa 1.800 m. a Largo Prisco (quota 724 m) dedicato alla memoria del maresciallo della guardia di finanza Angelo Prisco, ucciso in quei luoghi nel 1995, dai bracconieri (clicca qui). Di qui si diramano tre strade ma quella da seguire è quella più a sinistra e indicata dal segnavia giallo (n.b. talvolta i colori dei segnavia saranno più di uno per la concomitanza di più sentieri). Infatti lo stradello centrale conduce a una curva di livello più alta, per poi sdoppiarsi in due sentieri, uno riporta in discesa al n°1, l’altro sale verso i Cognoli ad incrociare il n°2. Il terzo stradello, quello più a destra con riferimento alla salita dal punto di partenza, è il percorso del n°2 che si stacca dal n°1 e prosegue per conto proprio nel ricco castagneto del Somma. In fondo a quest’ultimo sentiero si incontrerà un bivio, segnalato anche dalla cartellonistica, a sinistra si sale verso i Cognoli, a destra invece si segue un disastrato stradello che congiunge il n°2 al n°3 nel territorio di Somma Vesuviana in località Traversa. Nella foto, Largo Prisco
Dopo quindici/venti minuti di tranquilla salita, intervallata da tre rampe di scale in legno, si imbocca, a quota 848, e dopo 5 km di cammino complessivo, la famosa strada Matrone, fatta costruire dalla lungimirante famiglia di imprenditori vitivinicoli agli inizi del “900, splendido punto panoramico sulla Valle e sui Cognoli di Ottaviano. Si sale a destra fino al bivio (quota 998 m.s.l.m., punto più alto del percorso) che conduce al Gran Cono, ma pazienza! Non è lì che dobbiamo andare, sarà per un’altra volta, c’è la Valle dell’inferno che c’aspetta.
Infatti, svoltando a destra come da indicazione e seguendo il cammino che conduce al Rifugio Imbò, in leggera discesa, raggiungeremo, sempre sulla destra, una deviazione (dopo circa 7.5 km di percorso totale). Una scalinatella ci condurrà nel pieno della Valle, tra pini marittimi, domestici e le arboree ginestre dell’Etna. Questa è per me la parte più bella, passeggiare tra le alte ginestre, tra boscaglia e improvvise radure, fa tornare bambini e rispolverare la voglia di scoprire che era in noi.
Dopo circa nove chilometri dalla partenza giungiamo in un anfiteatro naturale proprio sotto i Cognoli (i “comignoli” della caldera del Somma, il perimetro del più antico e grande vulcano), da notare, sulla vostra sinistra, il particolare arco naturale formatosi con gli scherzi che il vulcano ha saputo fare nella sua lunga storia eruttiva, cosi come più avanti, ha fatto con le lave “a corda” e il crepaccio, sorta di grotta per gli amanti del brivido (Attenzione! Munitevi di casco e affrontatene con cautela la perlustrazione, la sua lunghezza, di circa 80 m, e sovrastata da una volta assai instabile).
Il sentiero continua e ci condurrà tranquillamente, attraverso un agile percorso, di nuovo allo Slargo della Legalità dove ripercorreremo a ritroso la strada fatta all’andata fino a quota 500 e con una durata effettiva di marcia di circa quattro ore.
Complimenti per l’articolo Ciro. Ottima descrizione. Sì semp o’mast! 😀